Questo è Amore (2011)
Non è un best of, anzi: semmai il suo opposto, l’ “altra faccia”, visto che ci sono una quantità di brani che, pur bellissimi, sono stati letteralmente “schiacciati” dal successo dei greatest hits nelle varie epoche. Non è neppure una antologia cronologica perché se è vero che la canzone più remota è datata 1971 e la più recente edita è del 2009; in questo arco di tempo è assolutamente inutile ed impossibile rintracciare una pur minima consequenzialità o “storicizzazione” dell’immensa produzione di Lucio. E allora facciamola breve: “Questo è Amore” non si fa alcuna fatica a considerarlo un lavoro tutto nuovo di Lucio Dalla: due cd, 27 canzoni, 4 inediti, alcune curiosità ma soprattutto la riscoperta di un patrimonio immenso, quello appunto dei brani cosiddetti “minori” che, “a riascoltarli oggi”, come diceva lo stesso Dalla, “sembrano più importanti di brani che hanno avuto molto più successo”. Una valutazione personale che viaggia di pari passo con l’emozione di rileggere il libro della propria creatività, della propria impronta umana ed artistica, e ritrovarlo più ricco ed interessante di quanto lo si poteva ricordare. “Questo è amore” è un titolo che suona programmatico in un lavoro che mette in primo piano proprio l’attenzione e la dedizione verso tutto ciò che non va dimenticato, verso quelle fertili stagioni del pensiero e dell’arte che fluttuavano tra canzoni, poesia, grafica, immagini. Immagini come quelle che si fissavano sui rullini fotografici dell’amico Luigi Ghirri, uno dei più influenti fotografi europei del ‘900, tante volte traduttore “visivo” dell’immaginario dalliano, e che ritroviamo nella copertina e nel booklet dell’album arricchito dalla pubblicazione integrale di tutti i testi delle canzoni.
Canzoni come “Non andar più via” da “Come è profondo il mare” del 1977, o come “Tu parlavi una lingua meravigliosa” da “Anidride solforosa” del 1975, o ancora come “Mambo”, “Le rondini”, o la più recente “Malinconia d’ottobre” di soli quattro anni prima, oggi sarebbe inutile scriverle, non avrebbero né i mezzi né la libertà di farsi conoscere, non sarebbero omologabili al suono imperante, alla struttura sintetica formalmente perfetta su cui poggiano le attuali regole del consumo della musica. Regole che per fortuna stanno strette ad artisti giovani che dimostrano di avere una sensibilità superiore nel farsi portare con passione e riconoscenza sulle “spalle dei giganti”: è il caso di Marco Mengoni che ha duettato con Lucio in “Meri Luis”, praticamente una seconda vita per la canzone che 31 anni fa apriva la facciata B del 33 giri “Dalla”.
Pubblicato nel 2011