Terra di Gaibola (1970)
All’inizio del nuovo decennio, Dalla piazza subito un colpo da maestro. L’album Terra di Gaibola (1970), il titolo fa riferimento ad una zona delle colline bolognesi, posto di ritrovo per antiche partite di pallone. In questo secondo 33 giri, infatti, sfoggia alcune delle sue canzoni più graffianti – dall’imperiosa e sofferta “Il fiume e la città” a “Non sono matto (o la capra Elisabetta)”, primo testo scritto da solo e musicato da Gino Paoli – più una efficace reinterpretazione di “Occhi di ragazza”di cui nel frattempo se ne era appropriata un Gianni Morandi giovanissimo, e un paio di ballate suggestive come “Sylvie” e “Dolce Susanna”, quest’ultima composta per Rosalino Cellammare all’inizio della carriera..
Gli arrangiamenti dei fratelli De Angelis (meglio noti in seguito come Oliver Onions) sono in sintonia con i brani. I testi di autori come Sergio Bardotti, Gianfranco Baldazzi e Paola Pallottino arricchiscono il disco d’un lirismo trasognato. Tutti i brani dell’album sembrano testimoniare la ricerca di qualcosa di diverso da quanto fatto prima: una configurazione solida all’interno della canzone italiana di quegli anni, ma con peculiarità, stilistiche ed emotive, che poco a poco compongono l’universo Dalla, conferendogli quell’unicità ancora oggi indiscutibile e quel marchio di fabbrica che è il rifiuto di ogni tranquillità e accomodamento.